La rivolta delle “TABACCHINE del Salento”
Durante una manifestazione si racconta la storia della rivolta delle tabacchine, nel periodo fra la prima e la seconda guerra mondiale, in provincia di Lecce e nel Basso Salento.
Un’appassionata testimonianza che non vuol dimenticare il duro lavoro svolto negli anni ’30 ’40 e ’50 dalle oltre 50.000 tabacchine nel Salento, sfruttate nelle campagne di tutta la provincia di Lecce.
Si trattava di operaie donne sfruttate nelle fabbriche del tabacco, e che finalmente iniziarono a ribellarsi dando vita alla rivolta delle tabacchine per migliorare le loro condizioni di lavoro e di vita.
Le tabacchine venivano controllate continuamente dalla sguardo di una maestra, che a volte vera e propria aguzzina.
Il luogo in cui lavoravano si chiamava fabbrica, ed era chiuso da sbarre, come una galera.
Ai giorni nostri nelle feste salentine potete ascoltare la canzone la Tabaccara, che è un canto popolare dedicato al ricordo del loro lavoro.
La storia delle tabacchine del Salento
Il Salento era una terra ottima per la coltivazione del tabacco.
Nel 1812 Gioacchino Murat un generale francese, re di Napoli e maresciallo dell’Impero con Napoleone Bonaparte, istituì “la Manifattura Tabacchi del Salento Leccese”.
Qui in questa provincia si lavoravano circa 12 mila quintali di foglia di tabacco, coltivati e raccolti nei terreni di circa 24 comuni e paesi del Salento.
Il duro lavoro delle tabacchine e delle operaie che lavoravano nelle fabbriche salentine, portava al canto della canzone fimmine fimmine.
Fimmine fimmine ca sciàti allu tabaccu, ne sciàti ddoi e ne turnati a quatthru.
Ci ve l’ ha dittu cu chiantati lu tabaccu, la ditta nu ve da li taraletti.
Ca poi li sordi cu li benedicu, cu ve cattati nuci de Natale.
“ritornavano a frotte nelle loro case e intonavano in coro bellissime canzoni d’amore, di sdegno e di gelosia”.
Così scriveva Cosimo De Giorgi, (1842-1922)
“Le tabacchine” è un video documentario di Luigi del Prete che ha voluto riproporre per non dimenticare mai, lo sfruttamento che hanno subito tante donne, madri e mogli nel Salento dal 1934 al 1954.
Sotto il regime Fascista iniziarono una lunga serie di proteste di contadine e tabacchine salentine.
Nel 1925, a Trepuzzi manifestarono 500 operaie.
Nel 1926 scesero in piazza le tabacchine dei paesi di: Neviano, Novoli, Trepuzzi e Poggiardo
Tante di loro furono arrestate per istigazione.
Ma quegli arresti aumentarono il movimento di protesta.
Nei primi mesi del 1927, continuarono gli scioperi e le manifestazioni e si aggiunsero altri paesi del Salento.
A Soleto e a Salve, vennero denunciate oltre 50 tabacchine per reprimere ogni manifestazione di dissenso.
Ancora nel 1927 proseguirono altri scioperi contro i contributi sindacali obbligatori, ma soprattutto per ottenere l’aumento del salario.
21 operaie furono arrestate per abbandono del lavoro a Marittima, vicino Castro marina.
Una grande rivolta delle tabacchine avvenne a Tricase, 15 maggio 1935
Ecco cosa successe.
Il Governo decise lo scioglimento di tutti i consorzi agrari della Provincia di Lecce, per crearne uno grande, con sede nel capoluogo Lecce.
Appresa questa notizia le tabacchine di Tricase iniziarono a manifestare duramente con una serie di scioperi e dure proteste.
Agli scioperi parteciparono ovviamente tante donne e anche tanti liberi cittadini, e tutti assieme minacciarono di assalire il municipio della città, nonostante la dittatura fascista.
Si arrivò a protestare in piazza al municipio, sotto l’orologio e per difendere il diritto al lavoro delle tabacchine.
Si aggiunsero però anche gli uomini: mariti, figli, nipoti e fidanzati che le accompagnavano e mossi dalla disperazione, buttarono olio sul portone del comune per dargli fuoco.
Cominciarono le reazioni dei carabinieri contro quei manifestanti, spararono e ci furono cinque morti e oltre sessanta feriti.
La strage avvenne il 15 maggio 1935 – da allora “a Tricase non si canta più”, scriverà Luigi Chiriatti.
Morirono in quella rivolta:
Pietro Panarese che era un ragazzo di soli 15 anni, Cosima Panico colpita alla testa da una pallottola mentre usciva dalla chiesa, Maria Assunta Nesca, Pompeo Rizzo e Donata Scolozzi.
Negli anni del dopoguerra nel 1947, nelle campagne della provincia di Lecce, venivano coltivati circa 18.000 ettari di terreno a tabacco, che veniva lavorato in circa 400 fabbriche, da oltre 50.000 tabacchine.
Ci furono nuove proteste a Calimera, il 13 giugno 1960 nel magazzino Villani e Pranzo, a causa di un incendio divampato durante lavori di disinfestazione, morirono quattro tabacchine e altre tre furono gravemente ferite.
Mentre il 25 Gennaio del 1961, è la volta delle tabacchine di Tiggiano che protestarono contro l’amministratore dei beni della Baronessa di Caprarica, nella vicina Tricase.
La Baronessa decise di assumere una manodopera forestiera e di escludere 250 cittadine tiggianesi, un numero di popolazione elevato perchè rappresentava un quarto della popolazione femminile dell’epoca).
Le lavoratrici tiggianesi chiusero le forestiere nel magazzino e all’esterno scoppiò una guerra fra l’intero paese contro le forze militari.
Solo dopo 27 giorni di sciopero furono accolte le richieste delle tabacchine, e tornò l’ordine pubblico.
Godetevi questo appassionato documentario del Salento, che testimonia il duro lavoro delle tabacchine nel Salento, negli anni prima della guerra e nei successivi al dopoguerra.
Un film documentario che ci porta a conoscere la lotta delle donne per ottenere migliori condizioni di lavoro, e quindi di vita.
Salento.it ringrazia la Provincia di Lecce e l’assessorato alla Cultura, per il meraviglioso documento storico.