Le Tarantate e la Festa di San Pietro e Paolo a Galatina

Tarantate a Galatina

A Galatina nel Salento, ogni anno nella notte tra il 28 e il 29 giugno si svolgono i festeggiamenti in piazza davanti alla chiesa Madre per San Paolo, protettore delle Tarantate o Tarantolate.

Nella cappella di San Paolo “le tarantate” venivano portate, il 29 giugno di ogni anno, per bere l’acqua del pozzo, in modo da poter ritrovare la guarigione.

Seguiteci su Salento.it per conoscere la storia delle tarantate, con dei video di approfondimento.

Chi sono i tarantolati?

 

Chi erano le Tarantate, e perchè la tarantella ha a che fare con il morso del ragno

Chi erano le tarantate?

Più precisamente i Tarantati erano degli individui che presentavano una complessa sintomatologia e secondo la credenza popolare, tutti questi disturbi derivavano dal morso della Taranta.

Molto spesso si pensa, erroneamente, che il fenomeno riguardasse solo le donne contadine perché protagoniste del maggior numero di casi registrati nello studio sul fenomeno condotto da Ernesto de Martino nell’estate del 1959.

In realtà il fenomeno ha interessato uomini e donne appartenente ad ogni ceto sociale, persino uomini del clero ed anche suore.

Fonte Antonio D’Ostuni

La leggenda narra che gli Apostoli Pietro e Paolo, durante il loro viaggio in giro per il mondo, si fermarono a Galatina e furono ospitati da un pio galatinese nella propria dimora, che sorgeva dove oggi si trova la Cappella.

Per ringraziarlo della cortese ospitalità, San Paolo conferì all’uomo e ai suoi discendenti il potere di guarire tutti coloro che fossero stati morsi dai ragni velenosi, definiti in dialetto “tarante”.

Bevendo l’acqua del pozzo, posto all’interno della casa e facendo il segno della croce sulla ferita, si poteva sconfiggere questa brutale malattia.

Guardando il primo documentario sul Tarantismo di De Martino, scoprirete perchè la tarantella ha a che fare con il morso del ragno, e perchè si chiama taranta, ed infine cosa significa il ballo della taranta.

Occorre sapere che la musica, permetteva alla vittima del morso, ovvero la tarantata, di identificarsi con il ragno che la possedeva, e di farle fare gli stessi movimenti che compiva nel tessere la sua tela.

Lei ballava fino allo stremo delle sue forze, tali da sfinire la persona e di conseguenza, la tarantola.

 

“La Taranta” o “la Terra del rimorso” di Gianfranco Mingozzi, il primo documentario sul Tarantismo

 

Proprio alla figura di San Paolo e a questa leggenda è legata la festa tenuta il 29 giugno nella città di Galatina.

In antichità, in questa data si procedeva ad eseguire un rito esorcistico che coinvolgeva le Tarantate o tarantolate, e tutti coloro che erano in forte stato delirante (giovani donne e nubili, per lo più) in seguito al morso della Taranta.

Pare che il morso di uno di questi ragni sarebbe in grado di procurare nel malcapitato una forma di malessere diffusa, con forti spasmi muscolari.

Questo fenomeno, conosciuto nel Regno di Napoli con il termine di Tarantismo, era considerato una vera e propria patologia anche se nel corso del tempo si è trasformato in una forma di isteria collettiva, misteriosa quanto impressionante.

Il rito iniziava nella abitazione delle malcapitate che, generalmente, erano accerchiate da musicisti provvisti di tamburelli, violini, armoniche e organetti.

Al ritmo incalzante di questi suoni (i brani di “Pizzica-Pizzica” o “Pizzica-Tarantata”), le donne tarantate si lasciavano andare in un ballo frenetico e convulso, caratterizzato da veri e propri spasmi.

Vi era un’orchestrina venuta da Nardo’ e guidata dal celebre maestro Luigi Stifani, che suonava canzoni di pizzica più popolari, come “Santu Paulu meu te le tarante

“Santu Paulu meu te le Tarante”

Video delle Tarantate che arrivavano a Galatina, dove si invocava, la grazia del Santo

 

La tappa finale dell’esorcismo, invece, avveniva proprio nella Cappella di San Paolo, dove si invocava, con canzoni e preghiere, la grazia del Santo.

Si racconta che, solo dopo aver bevuto l’acqua miracolosa e aver vomitato nel pozzo, la grazia si poteva ritenere ottenuta.

Questo viaggio nella Cappella di San Paolo, rappresenta un mistero di un pellegrinaggio tra sacro e profano.

La chiesetta di San Paolo a Galatina, e la Chiesa Matrice, dedicata ai Patroni Santi Pietro e Paolo, è stata dal medioevo e sino alla fine degli anni ’50 del XX secolo, teatro di fenomeni misteriosi legati al “tarantismo“.

Che cosa è il Tarantismo nel Salento? la storia e la cura delle Tarantate

 

L’antico rito di liberazione dagli effetti letali del morso della taranta cominciava con la musica di un tamburello che accompagnava il ritmo di una danza sfrenata durante la quale la donna si dimenava scompostamente e rotolava per terra.

La tradizione orale pervenuta fino a noi ci racconta che accadeva che le “tarantate“, dopo essere state morse da uno di questi ragni, entravano in uno stato di confusione e agitazione o piombavano nella depressione, dal cui torpore si destavano solo al suono di una musica che le costringeva a ballare convulsamente, rotolandosi e contorcendosi per terra, arrampicandosi sui muri.

Con “la pizzica”, mimando la danza della taranta, nella quale si identificavano per portarla allo sfinimento e alla morte, le donne, perdendo la propria identità, si potevano liberare dal veleno e guarire dal morso.

Nel quadrato magico delimitato da un lenzuolo bianco veniva fatta distendere la malcapitata in veste bianca mentre i musicisti intonano le vibranti melodie, fondendo insieme i suoni di violino, fisarmonica, chitarra e tamburello in un ritmo sempre crescente.

La Tarantata quasi in uno stato di possessione demoniaca, danza in un ritmo frenetico e intenso con dei nastri di uguale colore (le “zacareddhre”) sui quali esalare il proprio malessere.

La terapia coreutica prosegue fino a quanto i suonatori non sono più in grado di suonare, oppure fino a quando San Paolo, invocato dalla stessa tarantata, non decida di intervenire per concedere la grazia della purificazione.

L’esorcismo, quindi, si concludeva con il pellegrinaggio a Galatina, dove davanti alla chiesetta di San Paolo il rituale si ripeteva, richiamando anche delle folle di curiosi.

 

“Santu Paulu meu te le Tarante”

 

 

Video della rievocazione delle “Tarantate” a Galatina

Ancora oggi questo rituale, anche se solo per rappresentazione coreografica, si ripete con una rievocazione delle tarantate a Galatina, e al ritmo dei tamburelli e la giovane che si dimena altro non fa che sentirsi coinvolta e avvolta dal suono così ripetitivo e frastornante da farla impazzire e successivamente cadere a terra per sfinimento.