Tricase è un paese situato in provincia di Lecce, da cui dista circa 60 km.
Per la sua posizione geografica Tricase costituisce uno dei centri più importanti del basso Salento ed inoltre, grazie alla sua vicinanza al mare, presenta un clima mite e temperato.
Tricase si estende tra le Serre Salentine nel Parco Regionale Costa Otranto – S. M. di Leuca e Bosco di Tricase, e proseguendo verso la litoranea potete trovare Tricase Porto e Marina Serra – la “Piscina”.
Questo comune del Salento, è situato nel Capo di Leuca ed eccelle nei servizi al commercio, alle piccole imprese, ai trasporti e in particolar modo al settore sanitario con il suo Ospedale d’eccellenza in Puglia.
I Monumenti e la storia di Tricase (Lecce)
Sorto intorno al 1030 circa dall’unione di tre casali (da cui il nome Treccase” prima e di Tricase dopo) che avevano bisogno di difendersi dagli assalti dei barbari, Tricase fu feudo di vari signori, ultimi dei quali furono i Gallone, che nel 1651 elevarono la città a sede del loro Principato e la tennero ufficiosamente sino alla scomparsa di donna Bianca Gallone, ultima principessa di Tricase.
La piazza centrale di Tricase, centro vitale ed importante della città, da molti definita “salotto di Tricase” per la sua particolare caratteristica e per le straordinarie opere d’arte che ivi si concentrano, è la splendida Piazza Pisanelli, al centro della quale è ubicata la statua del concittadino Giuseppe Pisanelli, realizzata dallo scultore ruffanese Antonio Bortone.
Nel cuore del centro storico si erge imponente il Castello dei Gallone, a forma di ferro di cavallo e costituito da tre elementi principali:
la Turris Magna, il Torrione o Torre Piccola, sede della Pro Loco e il palazzo vero e proprio del 1661.
Si racconta che questo avesse tante stanze quanti i giorni dell’anno e che la sala del trono fosse così grande da ospitare più di 1000 persone.
Acquistato negli anni ’50, il Castello è ora di proprietà del Comune, che ha stabilito lì la propria sede.
Al Castello anticamente si poteva accedere o da Porta Terra, che si affacciava su Piazza Pisanelli, o dalla porta piccola che veniva utilizzata più che altro come porta segreta per il passaggio pedonale.
Questa ultima, sistemata all’imboccatura di via Tempio, di fronte all’odierna Piazza don Tonino Bello, fu abbattuta nella metà dell’800.
Tra le numerose chiese, quella più importante per le sue caratteristiche architettoniche, di stile barocco, è la Chiesa Matrice, risalente alla fine del XVIII secolo.
Nella parte sottostante della Chiesa vi è la Cripta della Madonna di Pompei, dove sono contenute le spoglie del Cardinale Panico, che viene ricordato soprattutto per aver lasciato a Tricase un grande ospedale, oggi uno dei più importanti del Salento diretto dalle Suore Marcelline.
Cosa visitare a Tricase, nel basso Salento
Chiesa Matrice
La parrocchia, dedicata al culto della Natività di Maria, si presenta come la più grande chiesa di Tricase.
La sua costruzione iniziò nel 1736 per opera del domenicano Fra Tommaso Manieri da Nardò, il cui progetto, però fu dichiarato fallito, in quanto andava ad alterare la stabilità della struttura.
Di seguito si chiamò l’eccellente progettista Adriano Preite da Copertino, il quale riprese in mano i lavori nel 1763 fino al 1781.
Oggi la chiesa matrice appare priva di timpano di coronamento e di campanile.
La chiesa ha croce latina e si caratterizza per un’abside molto profonda.
Nella facciata esterna si nota il portale in pietra leccese, con doppie colonne sopra le quali si può osservare la statua della Vergine posso all’interno di un’edicola.
All’interno si possono contare tredici altari, sei nella navata centrale e sette nella crociera.
Il soffitto è decorato da stucchi realizzati nel 1784 da Luigi Rossi.
Nello stesso anno l’università civica restaurò l’organo, mentre nel 1795 la Chiesa si arricchì del pulpito in legno dell’ebanista Raffaele Monteanni da Lequile;
è invece del 1793 la statua lignea di San Vito Martire, protettore di Tricase, donata alla Chiesa da Vincenzo Pisanelli.
Chiesa di San Domenico
La Chiesa di San Domenico è stata costruita nel 1688 dall’Ordine dei Padri Predicatori sulle rovine del precedente convento.
La Chiesa dei Domenicani è uno dei più significativi esempi del barocco del basso Salento.
La facciata ospita il portale in pietra leccese, sulla cui sommità vi sono i busti di SS. Pietro e Paolo, titolari del convento e la nicchia con la statua di S. Domenico da Guzman, fondatore dell’ordine.
La Chiesa ha una vasta e luminosa navata rettangolare priva di transetto, con soffitto piano, presbiterio rettangolare sollevato su due gradini.
La Chiesa è illuminata da tredici finestroni a lira, eguali per disegno a quelli della Chiesa Madre.
Degne di nota le dieci statue in pietra policroma, il pulpito dorato, le quattro tele di Saverio Lillo da Ruffano e il quadro della Circoncisione di Gesù.
Importanti esempi dell’opera di cartapestai leccesi sono le due statue settecentesche di San Domenico e della Madonna Addolorata, posti in degli stipi ai lati dell’arco trionfale.
Convento e Chiesa dei Cappuccini
Situato sulla piazza che reca il suo stesso nome, il complesso dei Padri Cappuccini, fu edificato in origine secondo il canone dei Francescani fuori dalla zona abitata, ma oggi invece si ritrova al centro della città.
Il monumento, elevato sotto il provincialato di Padre Cherubino da Noci, per volontà dei Baroni Pappacoda e Gallone, fu completato nel 1588.
L’edificio disposto su due piani ospitava in origine ventiquattro celle dei frati al primo livello, mentre il pianterreno era adibito agli ambienti religiosi e alla vita quotidiana.
Nella parte centrale del fronte s’inserisce la piccola chiesa conventuale, distinguibile dalla nicchia posta sulla porta d’ingresso, contenente la statua della Madonna Immacolata.
La chiesa oggi è intitolata a Sant’Antonio da Padova.
L’interno si presenta a navata rettangolare, sul cui fianco furono aperti nel XVII secolo due profondi cappelloni.
Recenti restauri hanno riportato alla luce gli affreschi della volta del presbiterio ed hanno evidenziato la bellezza dell’altare ligneo cinquecentesco, finemente intarsiato da cappuccini-artisti.
Chiesa Nuova di Sant’Antonio
E’ di recente costruzione, infatti risale al dicembre del 1966 e nel dicembre del 2006 è stato eseguito un affresco sulla cupola.
E’ una Chiesa con 400 posti a sedere, con un grande salone comunitario, aule catechistiche, biblioteca ed anfiteatro per manifestazioni all’aperto.
Presenta tre navate divise da due colonnati con tetto spiovente in legno.
Il pavimento è in battuto veneziano nella navata centrale e di marmo a scacchiera nelle navate laterali.
La nuova Chiesa di Sant’Antonio è situata nel nuovo quartiere “zona 167” di Tricase.
Cripta Santa Maria del Gonfalone
Sulla strada provinciale S.Eufemia-Alessano, è situata la Cripta bizantina dedicata alla Madonna del Gonfalone, da cui prende, appunto, il nome.
Essa è scavata in un pendio tufaceo tendente ad ovest e risale al IX secolo circa.
La cripta Santa Maria del Gonfalone è uno degli ambienti ipogei più grandi della Puglia e costituisce un monumento di notevole importanza archeologica, in quanto è una “laurea” (un monastero) scavata dagli italo-greci per mantenere acceso il culto durante le persecuzioni religiose.
La cripta possiede due ingressi, su uno dei quali è posto lo stemma dell’Arcivescovo Pendinelli, ucciso dai turchi nel sacco di Otranto del 1480.
L’interno propone una serie di colonne scavate nel banco roccioso, integrate da altre in conci tufacei locali.
Le pareti sono ricoperte da affreschi bizantini.
L’altare ha come motivo centrale un ovale con l’affresco del volto della Vergine con il Bambino.
Chiesa Nova o della Madonna di Costantinopoli o Chiesa dei Diavoli
Dedicata alla Vergine di Costantinopoli, venne chiamata nuova, perché così veniva vista dagli abitanti per la sua strana forma ottagonale.
Lo stile della chiesa è quello tipico del barocco Leccese, con tre porte e tre finestre.
Attraverso un percorso storico sembra che la chiesa sia stata costruita su un colle, presso la via antica per il mare di Tricase Porto, 1685, per volontà di G. Francesco Gattinara, marchese di S. Martino.
La leggenda narra che il principe di Tricase fece un patto con il diavolo, il quale costruì in una sola notte la chiesa, ma il principe non rispettò i patti e il diavolo scagliò le campane della chiesa nel Canale del Rio:
ancora oggi c’è chi dice che, nelle notti di tempesta d’inverno, si sente un profondo e lucubre suono di campane che si diffonde nelle campagne tricasine.
In passato ogni anno, nello spazio antistante la Chiesa, si svolgeva la fiera di San Vito, la quale fu poi trasferita nel centro abitato;
da quel momento in poi la chiesa conobbe un periodo di profonda decadenza al punto che il Vescovo Maselli nel 1878, durante una visita, la interdisse al culto perché in pessime condizioni.
Da allora la Chiesa dei Diavoli rimase veramente in mano ai “diavoli” i quali ne impedirono il ritorno al culto e alla fede dei Tricasini e un minimo e dignitoso restauro.
Dal 2002 grazie ad una delibera della giunta municipale, è stata abbattuta la muratura che ostruiva l’ingresso della chiesa e oggi si pensa di destinare l’edificio ad attività turistiche.
Abbazia Santa Maria de Amito o del Mito
Poco si conosce di quella che fu l’Abbazia de Amito o de lo Mito o l‘Abbazia di San Tommaso del Mito, comunità di monaci italo-greci e centro di cultura, nonché masseria totalmente autosufficiente, situata tra il feudo di Tricase e quello di Andrano.
Tra il secolo VIII e il IX sorsero un po’ dappertutto numerose abbazie, cenobi, chiese e cappelle rurali fondate dai Basiliani.
Questa di Tricase dovrebbe essere sorta proprio in questo periodo, anche se non siamo certi della sua precisa nascita.
Attualmente, per la verità, l’incuria e la malvagità dell’uomo hanno distrutto completamente il tutto ed a testimoniare la presenza di quello che fu un importante centro di cultura e di fede sono rimasti solo dei ruderi e delle pietre.
La Quercia Vallonea
Sulla strada che da Tricase conduce a Tricase porto, nel tipico paesaggio campestre tricasino, incontriamo la Quercia Vallonea, denominata la Quercia dei “Cento Cavaliei”, perché in passato trovarono riparo cento cavalieri in partenza per una crociata.
E’ un vero monumento della natura, ha più di 700 anni di vita ed è continua meta di turisti e curiosi.
In occasione dell’iniziativa nazionale del WWF, svoltasi nell’ottobre del 2000 con l’attenzione di difendere l’immenso e prezioso patrimonio naturale costituito da alberi secolari, la Quercia Vallonea di Tricase è stata considerata l’albero-simbolo della Puglia.
Il valore della Vallonea, oggi esclusivamente ornamentale, è stato per i tricasini del passato un motivo di sostentamento, infatti questa varietà di quercia produce una ghianda molto grossa dalla quale si estraeva il tannino, utilizzato dagli artigiani, detti pelacani, per conciare delle pelli morbidissime.
Ringraziamo il progetto di Città aperte in Rete per il meraviglioso Video, che ci da indicazioni su cosa vedere a Tricase.