Quando si parla di Salento, si parla anche di Vino, il vino rosso del Negroamaro, che si può sorseggiare durante una tranquilla passeggiata sulle spiagge di sabbia bianca in autunno, o negli agriturismi immersi nelle distese di vigneti che caratterizzano il paesaggio salentino.
Il Negroamaro: il vino rosso del Salento
Dal sud della provincia di Taranto e quella di Brindisi fino al tacco d’Italia si erge appunto la terra del Negroamaro, vitigno molto antico, già conosciuto in epoca di colonizzazione greca.
Ha un sapore sapido e rotondo, equilibrato e di grande piacevolezza con tannini morbidi al palato, buona persistenza con decisa freschezza e corposità del frutto nel finale.
Va servito intorno ai 18° C. e si propone per diversi abbinamenti in tavola.
Questo vitigno viene utilizzato non solo per la produzione dell’omonimo vino, ma viene impiegato con altri vitigni anche per la produzione di altri vini DOC pregiati, sia rosati che rossi come, ad esempio:
- il Brindisi Rosso
- lo Squinzano Rosso
- il Leverano
- e il Salice Salentino Rosso
Asciutto e di carattere, il Negroamaro per molto tempo è stato solo un vino da taglio, ma negli ultimi anni si sta imponendo sul mercato come referenza a sé, DOP o IGP, soprattutto nella sua versione rosé, che in queste zone vanta una continuità produttiva e di consumo che non ha mai risentito delle mode del mercato.
Un rosso che rimane impresso per la profondità dei riflessi purpurei e la bevibilità generosa.
Matura nelle cantine in carati di rovere da 65 ettolitri per un anno, poi riposa in bottiglia dove mitiga la sua opulenza: proprio per questo motivo esprime tutto il calore della terra in cui nasce, sfumature di rosa, di fragole in confettura, di rosmarino.
Oltre al colore rosso rubino intenso, esso regala, già al primo sorso, note di more, ciliegie e frutta rossa matura, confettura e una dolce speziatura con sentori persistenti di caffè, cioccolato e liquirizia.
Origine del termine Negroamaro
L’origine del termine “Negramaro” è tuttora controversa, ed esistono due principali interpretazioni.
La prima è che il nome derivi dal dialetto locale e, precisamente, da “Niuru Maru” che significa “nero amaro”; questo nome racchiude in sé una descrizione del vino ottenuto che, appunto, è scuro e leggermente amarognolo.
Una seconda interpretazione, invece deriva da un’origine classica e precisamente dai termini “niger” e “mavros” che, rispettivamente, significano “nero” in latino ed in greco:
quindi, “Negroamaro ” non sarebbe null’altro che l’italianizzazione ripetuta di “nero-nero”.
Zona di produzione del Negroamaro
Il Negroamaro (detto anche Negramaro, senza la o) viene prodotto nelle province pugliesi di Lecce, Brindisi e Taranto.
Da non confondere con il gruppo musicale dei Negramaro, pop band famosa in tutta Italia, che ha preso spunto da questo vino, per il suo nome.
La Puglia, ed in particolare la zona del Salento, sono fra le zone geografiche italiane ad avere la maggior produzione vinicola assoluta.
Negli anni passati il Negroamaro era utilizzato esclusivamente per tagliare i vini, ma non in purezza;
fra i maggiori acquirenti del mosto da esso ottenuto erano soprattutto le regioni dell’Italia settentrionale.
Grazie alla elevata presenza di zuccheri, infatti, questo vino veniva utilizzato per tagliare i mosti del nord Italia, spesso caratterizzati da tenori alcolici limitati.
Da diversi anni a questa parte, tuttavia, i produttori vitivinicoli salentini hanno cominciato ad utilizzare le uve di questo vitigno per produrre vini in purezza, ottenendo così il Negramaro che tutti conosciamo ed apprezziamo.
E il successo iniziale sembra non avere ancora raggiunto una fase di stallo.
Infatti, secondo un’indagine i cui risultati sono stati presentati nel corso della manifestazione Vinitaly del 2008, è emerso che il Negroamaro si colloca al terzo posto nella classifica dei vini a maggior tasso di crescita delle vendite nell’ambito della grande distribuzione.
Caratteristiche del Negramaro e invecchiamento
Il Negroamaro è un vitigno caratterizzato da grappoli di media grandezza, con acini dall’intenso colore nero-violaceo e ricoperti da abbondante pruina.
La loro polpa è dolce e succosa e, in genere, la maturazione è tardiva: la vendemmia, infatti, avviene fra alla seconda e la terza decade di settembre.
Questo vino viene in genere commercializzato dopo un breve periodo di invecchiamento, compreso fra 6 e 12 mesi.
È raro che venga utilizzato in purezza, in genere viene unito con altre uve tipo:
- la Malvasia nera
- Primitivo
- Montepulciano
- il Sangiovese.
Le uve del vitigno Negroamaro rappresentano la maggiorparte dei Vini DOC salentini, il più noto è il Leverano, un vino che contiene anche Malvasia Bianca e Nera.
Come accompagnare in tavola il Negroamaro?
Per apprezzarne al meglio le caratteristiche va servito in appositi calici da vino rosso alla temperatura di circa 15-16°C.
Il Negroamaro è un ottimo vino ed è ideale per tutti gli abbinamenti e per tutti i pasti.
Si accompagna in modo eccellente ai piatti tipici della tradizione salentina come ad esempio:
- polpette al sugo
- carne alla brace o i turcinieddhri (tradizionali involtini di frattaglie)
- pezzetti di cavallo al sugo
- le sagne ‘ncannulate
- la zuppa di ceci.