Che cosa era il Tarantismo nel Salento?
Ogni volta che una tarantata aveva dei sintomi che si potevano legare al tarantismo, dei suonatori di tamburello, violino, organetto e armonica a bocca andavano nell’abitazione della “malata”.
I musicisti anche con altri strumenti musicali cominciavano a suonare la pizzica e non la taranta, una musica dal ritmo sfrenato, e la tarantata cominciava a danzare per lunghe ore, sino allo sfinimento o svenimento.
La storia delle Tarantate ci insegna che il ricorso a San Paolo è dovuto alla credenza popolare che, mentre la tarantata ballava in un ritmo frenetico, anche il morso della taranta si consumasse.
Il tarantismo (o tarantolismo) è una sorta di esorcismo popolare che spingeva le donne, che si riteneva morsa dalla tarantola, che è un grosso ragno ancora esistente nel territorio salentino, a recarsi il 29 giugno in pellegrinaggio al pozzo presso la chiesetta di San Paolo a Galatina.
Per essere liberati definitivamente dagli effetti del veleno della Taranta, occorreva essere liberati solo per mezzo della musica e dei colori.
Quindi si usavano anche dei nastrini colorati, chiamati anche zagarelle, che si usava legare al polso.
La musica ossessiva era chiamata la pizzica salentina, che induceva la tarantata a Galatina, ad una danza sfrenata intorno al pozzo la cui acqua è considerata simbolo di purificazione.
Video del Tarantismo nel Salento e la cura delle Tarantate
il rito del tarantismo a Galatina e nel Salento
In cosa consisteva il rito del Tarantismo?
Come testimonia il documentario la Terra del Rimorso di De Martino con il regista Gianfranco Mingozzi, d’estate in alcune zone del Salento, alcune donne iniziavano a percepire i primi sintomi dovuti ad un morso della Tarantola: e manifestavano segni di malessere, con conseguente isterismo e convulsioni.
Per cercare di guarirle si praticava una sorta di esorcismo musicale in casa.
Le tarantate erano disposte in un ambiente oscuro della loro casa e giacevano su un lenzuolo bianco adagiate sul pavimento, con delle immagini dei Santi Pietro e Paolo in evidenza.
Potevano scegliere di tenere in mano, o legarsi in vita un fazzoletto di un colore simbolico: rosso, verde o blu.
Partiva la musica, la pizzica pizzica, rappresentata da un violino, una fisarmonica e un tamburello, strumenti tipici della cultura salentina.
I suonatori intonavano le prime note di questa tarantella, e la tarantata iniziava ad agitarsi, si alzava, si rotolava a terra, con movimenti convulsi e volti a eliminare il veleno del morso della Taranta.
Alcune forme musicali come la “Pizzica Tarantata” che era un genere piu’ veloce e dal tono minore e drammatico, erano particolarmente indicate per la cura della malata, anche se ogni donna poteva avere una differente risposta alle melodie.
Uno dei guaritori più conosciuti è stato Luigi Stifani, un barbiere di Nardò, che è stato riconosciuto come violinista terapeuta della pizzica.
A seconda del “carattere della tarantata” si potevano interpretare differenti musiche terapeutiche:
- “Pizzica indiavolata”
- “Pizzica sorda“
- “Pizzica minore” generalmente in Re minore
- “Pizzica in Re maggiore“
Nel suo stato di trance, ella si rivolgeva a un’effigie di San Paolo, dialogando con lui, e chiedendo quale potesse essere la cura per il suo stato.
San Paolo era considerato il Santo dei poveri ed il protettore dagli animali striscianti tra cui i serpenti, scorpioni, ragni, e quindi anche la tarantola.
Da qui anche la canzone “Santu Paulu miu de le tarante”
Fuori dalla casa, la gente curiosa assisteva a questo rito, e questa danza sfrenata.
DEFINIZIONE di TARANTISMO dal vocabolario
Con il termine “tarantismo” si indica allo stesso tempo, una malattia di tipo isterico e convulsivo, causata dalla fantomatica puntura di insetti e animali velenosi, che, più recentemente, il nome della cura stessa della suddetta patologia.
Il Tarantismo e la Notte della Taranta
La Notte della Taranta è l’evento che riprende il rito del tarantismo, che viene presentato in TV spettacolarizzato, in una continua contaminazione musicale.
Uno dei claim degli artisti salentini durante le loro esibizioni è: “la taranta è viva e nun è morta”.